Benessere

Benessere

Il raggiungimento del benessere psico-fisico e il miglioramento della qualità della vita si ottengono attraverso la ricerca dell’armonia con sé stessi e con l’ambiente.

Molti chiamano il tantra “un modo femminile di fare l’amore”. In sanscrito “tantra” significa “metodo per ampliare la consapevolezza”. Tutte e due le definizioni hanno il loro pregio, ma la seconda dà  senso alla prima. Anche se praticando le tecniche tantriche diventiamo dei migliori amanti, questo non è l’obiettivo principale, ma, piuttosto, un piacevole effetto collaterale.

Il tantra nacque intorno al  2000 a.C. nella valle dell’Indù fra gli Harappei, un popolo di matrice matriarcale, che avevano una vera e propria cultura del piacere: il lussuoso letto della padrona di casa stava nel salotto ed era lì che la donna festeggiava l’atto amoroso con l’uomo che aveva scelto. Il rapporto con la sessualità era molto cosciente, rilassato, naturale e fare l’amore era un atto sacro. Nei secoli successivi, carichi di repressione sessuale, il tantra sopravvisse in alcuni ashram indiani segreti e in alcune linee del buddhismo tibetano. Arrivato in occidente circa 10 anni fa, trovò un terreno culturale fertile che era arato dalla rivoluzione sessuale e concimato dall’emancipazione della donna. Oggi riscontra sempre più interesse proprio perché unisce in un’unica pratica i tre desideri umani più profondi: quello di fare sesso, quello di amare e quello di essere veramente se stessi.

La via tantrica comprende 3 passaggi:

1.   Liberare la propria energia sessuale. Non in senso di sesso sfrenato, ma in senso affettivo: sentirsi a proprio agio, ricollegare cuore e sesso, rilassarsi nell’atto amoroso e goderselo fino in fondo, distanziarsi dai tanti ideali che si ha in testa (il supermaschio, la donna sempre bella), ritrovare il piacere nel tempio del proprio corpo, coltivare una comunicazione intima col partner, abbandonarsi alle sensazioni più intime e condividerle in due. Dopo aver guardato in faccia i propri mostri interiori, dopo essersi ricollegati con l’energia cruda del primo chakra, tutto questo non rimane più un sogno, ma diventa molto concreto: iniziamo ad accettarci  per quello che siamo, con le paure, con la follia, i sentimenti, i desideri e bisogni più intimi e profondi.

2.   Aumentare il piacere: molti faticano con la meditazione, non perché sia una prassi che viene dall’oriente o perché non sono abbastanza disciplinati, ma perché non sopportano il piacere che ne deriva. Siamo tutti abituati a un certo limite di piacere e appena lo superiamo, inconsciamente mettiamo in atto delle strategie per ridurlo di nuovo: Per questo anche il periodo di innamoramento prima o poi finisce, non sopportiamo di essere così aperti, amorevoli e vulnerabili. Nel tantra invece ricostruiamo proprio lo stato innamorato, perché è lo stato che fa da trampolino per andare in estasi, è la chiave che più di qualsiasi pratica ascetica ci apre la porta al divino che ognuno contiene in sé.

Rivediamo la sessualità sotto una nuova ottica: possiamo riconoscere che quello che chiamiamo “sesso” è soltanto un 10% di quello che il sesso può essere, notiamo che, da buoni autodidatti (e in materia di sesso siamo tutti degli autodidatti), abbiamo una visione molto limitata del piacere. Ora siamo pronti a sperimentare gli aspetti più fini e più sottili della sessualità, a viverla in un modo più sereno e più interiore, a provare altre forme di orgasmo oltre a quella che conosciamo, a portare l’energia sessuale (la kundalini) nei chakra superiori, a scambiarci delle energie tra uomo e donna che neanche sapevamo di avere.

3.   Il prossimo passo dall’orgasmo ci porta all’estasi. Qui non si tratta affatto di trasformare il sesso in “qualcosa di più puro o più spirituale”, come viene chiamato da una moderna corrente di repressione sessuale nella veste new age, ma di ampliare l’orgasmo nel vero e proprio senso. Estasi non è altro che un orgasmo più grande, un orgasmo che ci coinvolge pienamente, che pervade tutto il corpo, la mente e il corpo energetico per portarci al nostro centro, alla vacuità, alla piena consapevolezza, alla grande beatitudine. Quando l’uomo sperimenta la parte femminile in sé e la donna la parte maschile in sé, può avvenire il cosiddetto matrimonio interiore che ci prepara ad incontrare noi stessi e il partner senza filtri, senza maschere, senza limiti e ad amarsi in quello spazio meditativo, dove uomo e donna si aiutano a vicenda a salire la scaletta dei chakra per unirsi nell’oceano dell’orgasmo estatico e fanno l’amore per ore.......

Nella pratica tantrica si vive la sessualità in modo più interiore, si combinano sesso, amore e meditazione, si rivolge il faro della consapevolezza verso l’interno e non verso l’esterno, si scende nella profondità della propria anima, si viaggia nei territori della psiche umana, dove la donna solitamente ha più dimestichezza. Perciò è la donna che assume la guida nell’atto tantrico: guida i tempi, i ritmi, la velocità, le pause..... La donna apre il suo corpo e l’uomo la penetra corporeamente, l’uomo apre il suo cuore e la donna lo penetra con il suo amore. Ognuno si apre completamente all’energia dell’altro e si lascia impregnare fino ad essere strapieno, fino ad arrivare ai limiti del proprio sistema corpo-mente e a scoprire ciò che lo aspetta al di là della coscienza ordinaria.

Elmar e Michaela Zadra

Istituto Maithuna, www.maithuna.it

Molti si chiedono: cos’è veramente l’amore? Come riesco a distinguerlo da altri sentimenti di affetto? Sappiamo che possiamo trovarlo nel cuore, al centro del quarto chakra. Eppure, molti quando l’incontrano per la prima volta si chiedono: dove è?

L’energia del cuore non ha infatti alcuna sfumatura sentimentale e ignora le frasi romantiche come “Senza di te non posso vivere”, “tu sei il mio amore” o ” voglio fondermi con te”, appartenenti al secondo chakra. L’amore non è emozione e segue dei ritmi completamente diversi: le emozioni vanno e vengono , sono soggette alle situazioni, sono influenzabili, hanno degli alti e bassi; l’amore è costante, è un sintonizzarsi con se stessi. Le emozioni legate all’innamoramento passano, mentre l’amore resta.

Come scrive Bernhard Mack, un famoso terapeuta di coppia, “sia la saggezza che i sentimenti approfondiscono l’amore e le sensazioni piacevoli aiutano a rimanere nello spazio interiore dell’amore, ma non devono essere confusi con l’amore. Amare è un processo che si può imparare. Molte persone hanno bisogno di affidarsi per lunghi periodi ai sentimenti, di organizzare la loro vita secondo i propri sentimenti, di lasciarsi trascinare di qua e di là dalle emozioni, di innamorarsi e di dis-innamorarsi nelle vicissitudini patetiche, di cambiare spesso partner, di crearsi un grande caos di diverse relazioni, di separazioni, di ri-innamoramenti, di riconciliazioni e di drammi amorosi. Molte persone hanno bisogno di questi periodi drammatici, di alti e bassi, per poter arrivare a una saggezza interiore” capace di creare quel polo fermo nel loro petto che riesce ad abbracciare simultaneamente tutte le diverse emozioni, prima vissute soltanto una dopo l’altra.

L’amore non dipende quindi dal partner, ma dal nostro centro. E’ uno spazio al centro del nostro petto che permette ai pensieri e ai sentimenti di entrare e di uscire incondizionatamente, accetta tutti i moti interiori senza giudizio, non ci paragona con gli altri e non confronta i nostri comportamenti con i nostri ideali. Lama Yesce, il nostro primo maestro tantrico, parla dell’amore come “uno stato mentale infuso di chiarezza, di semplicità e tolleranza, dotato di serena saggezza e di profonda compassione. Consiste nell’aprire totalmente il nostro cuore, mantenendolo tale il più possibile.”

L’energia del cuore accoglie e accetta anche tutte le altre energie, non conosce le parole “buono e cattivo”, è un’energia piuttosto fresca, non focosa, priva di passioni o antipatie, di pro e contro, è neutrale; con la sua imparzialità distaccata riesce a comprendere tutti gli opposti, accetta senza condizioni e accoglie anche il partner senza critiche o pretese. L’amore vibra con le emozioni, ma senza lasciarsi coinvolgere. L’amore ha la capacità di amare la realtà così come è, di conoscere tutti i difetti di un partner e di continuare ad amarlo. Considerando il partner nella sua interezza, l’amore diventa una forza incredibile. Indicare nel cuore la sua sede non è una metafora, quello è il reale spazio fisico nel quale proviamo amore, sentimento che si traduce con la sensazione di essere completi e colmi, in pace con noi stessi, accoglienti e vasti, in grado di comprendere ciò che viene da dentro e ciò che arriva dal mondo. L’amore si rivolge al proprio essere nella stessa misura in cui si rivolge agli altri. Chi afferma di amare gli altri più di se stesso in realtà non ama: insegue un’idea. Se amiamo non saremo mai vittime o martiri, ma semplicemente felici e lo comunicheremo attraverso un’espressione felice che significa “voglio bene a me stesso”. L’amore non conosce altruismo come non conosce egoismo, perchè accetta ad entrambi.

L’amore ha un ampio respiro, in senso metaforico come in senso reale. Un chakra del cuore aperto si manifesta esattamente con una sensazione di apertura nel petto, un libero fluire del respiro che attraversa il torace con il suo movimento ritmico e si ripercuote negli altri chakra, sia alti che bassi. Per questa ragione i buddisti meditano sul respiro: oltre a rendere la mente più equilibrata e concentrata, ci riporta al nostro chakra centrale, dandoci un’incredibile stabilità interiore. Collegare i nostri pensieri, sentimenti e sensazioni mutevoli alla continuità del respiro è forse la strada maestra per nutrire e aprire l’energia del cuore. Questo ci porterà a una comprensione delle cose che non proviene dall’intelletto, ma dall’intuizione, e deriva direttamente dalle esperienze vissute con intensità.

Il chakra del cuore è collocato esattamente nel mezzo, degli altri sette, mette in contatto i tre chakra personali inferiori con quelli spirituali superiori. Quando siamo collegati con il cuore, non riusciamo a giudicare ciò che è spirituale meglio di ciò che è fisico: entrambi hanno il proprio posto nell’universo e insieme formano l’essere umano. 

Ma amore non è qualcosa che possiamo aspettarci di ricevere. Finché non ci collegheremo con l’energia del nostro cuore, non saremo in grado di accorgerci se qualcuno ci ama. Come nella sessualità, anche rispetto all’amore abbiamo un limite di sopportabilità e a volte, quando ci innamoriamo di una persona, inconsciamente usiamo qualche strategia del secondo o del terzo chakra per uscirne. La ragione di questo comportamento è che non siamo abituati a tanto amore: dobbiamo imparare ad aprire il nostro cuore passo per passo.

Amare presuppone aprirsi nella mente, il che significa smettere di determinare la nostra vita con il pensiero e consiste nel permetterci di cogliere attraverso una “testa larga” quegli stimoli sottili che vengono dai chakra superiori. Quando siamo “nel cuore”, i pensieri diventano silenziosi e formano un vuoto all’interno del quale può sorgere un’altra potenzialità nella nostra mente: l’intuizione che vede e comprende in modo istantaneo e in un’ottica più ampia. Amare presuppone anche di renderci attivi emotivamente, senza trattenere le emozioni per paura, vergogna, perché pensiamo che non siano adeguate o accettabili. Anzi, richiede proprio di liberare la pressione nella nostra pancia (secondo chakra), esprimendo e regalando le emozioni. In questo modo diamo nutrimento al corpo fisico  e i tre chakra inferiori. Per amare bisogna avere dei chakra inferiori forti, sentirsi a proprio agio nel corpo, nel proprio io, nei sentimenti e nei rapporti con gli altri. Viceversa, l’amore non trova un appoggio dal quale espandersi.

Prima di poter aprire il cuore, dovremo esserci creati un Io forte che non si senta dipendente, cioè un Io maturo e non infantile, sempre bisognoso di qualcosa e di qualcuno. Accettare gli altri va di pari passo con l’accettare se stessi, stare bene con gli altri è più facile per chi sa stare bene anche da solo; essere intimi all’interno della coppia è qualcosa di molto simile all’essere soli: in entrambi gli stati diventiamo intensi e veniamo inevitabilmente sollecitati da ciò che in noi richiede ancora attenzione, dedizione, impegno o accettazione. L’amore è la cornice della consapevolezza, all’interno della quale la nostra solitudine può trasformarsi in un profondo “stare bene con se stessi” che, una volta che conosciuto, può essere anche condiviso, senza entrare in ansia. Ma il nostro cuore, così come quello del partner, si aprirà soltanto se sarà libero. Non sopporta infatti  pressioni o ricatti di alcun tipo, perciò la frase “Dovresti amare.....” è semplicemente assurda: dovere e amare sono concetti che si escludono a vicenda. Arrivare all’energia del cuore significa abbandonarsi a se stessi,  saltare verso l’interno, e non può mai essere frutto di un’imposizione. Solo così dare e ricevere diventano azioni autentiche, senza attaccamenti o rimorsi.

Nel buddismo la strada verso il cuore viene chiamata “la via del bodhisattva”. Non è possibile  arrivarci senza impegno e senza sforzi: richiede continue attività pratiche e meditazioni guidate dal desiderio di  realizzare l’amore nel proprio corpo e nella propria mente, oltre a presupporre che ci lasciamo toccare profondamente dalle emozioni e comprensioni nostre e degli altri. Il rapporto di coppia è un’ottima occasione per percorrere questa strada e diventare così persone sempre più colme di amore.

L’amore non cade dal cielo come l’innamoramento o l’attrazione, né si può ottenere con la volontà o con lo studio. Richiede invece il dedicarsi con passione a noi stessi, alla nostra vita interiore, permettendo a tutti gli avvenimenti importanti di collegarsi al nostro centro, in uno spazio interiore che li comprende nella loro interezza.

Il prossimo esercizio, l’abbraccio del cuore, può essere d’aiuto in quest’ottica. Anche se è semplice, provandolo vedrete che porta in sé la potenzialità di creare amore e intimità, instaurando un legame profondo con l’amato.

Chi ha bevuto una volta questo nettare, rimarrà assetato finché non ritornerà di nuovo alla fonte:

Prendetevi cinque minuti per un abbraccio: rimanete entrambi in piedi per mantenere il flusso energetico dal basso verso il cuore, e abbracciatevi in modo tale da essere in contatto totalmente, dai piedi alla testa. Respirate con consapevolezza e dirigete l’attenzione della mente alle sensazioni corporee e alle emozioni: senza usare le parole. Ripetete questo abbraccio ogni giorno,  per esempio la mattina prima di andare al lavoro. Restate con l’attenzione concentrata sul corpo, in modo da percepire anche le piccole sensazioni, i piccoli spostamenti di energia, o i movimenti nella forma dell’aura.

Cosa senti? Quali parti del corpo e quali chakra sono aperti verso il partner? Quali invece sono chiusi? Dove non senti niente? Dove fluisce qualcosa? Ti senti nutrito, soffocato o liberato? Cosa eviti e cosa ottieni attraverso le tue strategie di difesa (per esempio: parlare, tossire, muoverti, ridere, trattenere il respiro)?

Se hai la sensazione che non accada nulla, lascia fluire questo nulla nel corpo e ciò che provi per esso. Ripeti l’esercizio per un mese, aumentando gradualmente la durate dell’abbraccio (fino a dieci minuti). Se nasce un desiderio sessuale, restate ugualmente abbracciati: separate il sesso da questo rituale. Chiudetelo con un saluto o una parola (volendo, potremo condividere la nostra esperienza con il partner raccontandogliela).

Può darsi che inizialmente ci saranno dei momenti in cui non sentirete nulla e vi chiederete: “Ma che senso ha? Lasciamo perdere!”. E’ importante invece non smettere, ma osservare questi pensieri e continuare l’esercizio, focalizzando l’attenzione sul respiro e sulle sensazioni corporee. Quando andate a contattare il vostro cuore, la prima cosa che spesso incontrate è un grande vuoto, la noia, il niente. Non trovate nemmeno un dolore o un problema ai quali aggrapparvi con la mente: questo è difficile da sopportare.

Vi può anche accadere di sentirvi completi in voi stessi e, come per miracolo, di annullare i confini col partner, nonostante vi resti la chiara percezione dei vostri limiti: vi siete uniti energeticamente. Si è ripetuto lo stesso fenomeno che avviene quando vi innamorate, ma questa volta in forma più consapevole, anche se meno coinvolgente. E’ meraviglioso però sapere che, volendo, potete riassaporarlo tutti i giorni grazie ad un semplice abbraccio. Dopo averlo praticato per uno o due mesi, potete inserirlo anche nei giochi erotici: per esempio, come inizio prima di passare alle carezze e ai baci. In questo modo un rito amoroso potrà diventare una meditazione a due. 

            Sentiamo Claudia di Bologna: “Abbiamo praticato l’abbraccio per più di un mese ed è diventato il rituale più bello. Ci ha regalato una solida intesa e ha arricchito il nostro rapporto di momenti dolcissimi. In più, mi fa iniziare la giornata in una maniera diversa. Sentendomi più piena, noto che riesco a sbrigare le mie faccende con più serenità.”

Carlo, suo marito: “Quando Claudia mi ha parlato per la prima volta dell’idea dell’abbraccio ho pensato: “Ecco una delle sue tante idee sciocche”. Lo facevo per accontentarla, e così non ho avvertito subito la differenza che provocava nel mio sentirmi. Soltanto dopo una settimana di noia ho cominciato veramente a porre attenzione al respiro e a cogliere ciò che provavo nel corpo. Per strada, andando in ufficio, mi sono accorto di sentirmi più leggero del solito. Questo fatto mi ha stupito, ma vedendo Claudia così contenta ho deciso di continuare l’abbraccio per un altro mese. Il nostro rapporto è diventato più caloroso, si è creato un legame invisibile che ci dà una certa fiducia e tranquillità.”

 

Citato da: Elmar e Michaela Zadra, ©Tantra per due – Una guida alla felicità della coppia, Bestseller Mondadori 1999, p. 278

Per sapere di più: www.maithuna.it

AMORE – IL GRANDE “SI”

Nei precedenti articoli abbiamo parlato di trasgressione e contratto di coppia aperta. In questo entriamo in un altro argomento, approfondendo il concetto di “amore”.

Quando qui parliamo di amore, non intendiamo quel sentimento romantico che ha la sua sede nel secondo chakra e che comunemente viene chiamato “amore”, ma quella sensazione di apertura totale che risiede nel chakra del cuore e che è accompagnata sul piano mentale da un grande “SI”, un sì a se stessi, al partner, al mondo intero. Al contrario del cosiddetto “amore” del secondo chakra che è molto dipendente dalla persona che ama, l’amore del cuore non è né dipendente né indipendente, ma vive le relazioni con un senso di interdipendenza.

Nel secondo chakra risiede il piccolo “si” che tende a dire “ti amo, vorrei sempre esserti vicino, tu sei tutto per me,.....” che è accompagnato da un forte sentimento di fusione, di appartenenza, di calore e confidenza. Nel terzo chakra risiede un senso di differenziazione dall’altro nelle relazioni e un “si” rivolto alla propria individualità. Il focus nel terzo chakra sta meno sul “tu” e più sull’ “io”, sulla percezione dei propri confini sia quando siamo separati dagli altri che quando siamo in interazione con loro. I sentimenti qui sono la forza, la capacità di decidere e di auto-realizzarsi, la dignità personale, l’autostima.

Per poter sentire il grande “SI” nel proprio cuore e per poterlo pronunciare in modo autentico verso il proprio compagno, dobbiamo prima aver integrato i tre chakra inferiori: dobbiamo vivere serenamente il nostro corpo e la passione sessuale nel primo, riuscire a collegarci intimamente con il partner e condividere la sensualità con lui nel secondo, essere noi stessi e percepire la propria forza nel terzo. Nel “triangolo dell’amore”[i] tutte le sue componenti hanno lo stesso valore.

Pensare di amare senza questi presupposti rimane piuttosto un pio desiderio o un’illusione che una realtà psicofisica. Quando una persona cade in questa trappola, un nostro maestro ama metterle il dito nella piaga dicendo “Senza sesso niente amore”[ii], ma si potrebbe estendere lo stesso principio anche alle altre due componenti e dire “Senza intimità niente amore” o “Senza autostima niente amore”. Mentre leggi queste tre frasi, puoi osservare quale dei tre ti tocca di più, ti stupisce, ti fa riflettere o ti incuriosisce. 

L’amore del cuore non ha nulla di sdolcinato, ma è basato sulla soddisfazione di tutti e tre i chakra inferiori, e crea una saggia comprensione che da spazio a una grande libertà. Questa libertà, che non è soltanto un pensiero, ma una sensazione ben precisa nel petto, accetta sia le proprie pulsioni che  i desideri degli altri.

Tutti desideriamo l’amore, soprattutto desideriamo ricevere amore. Ma una delle cose più difficili che l’amore comporta è quella di accettare anche la nostra ombra più buia. A questo punto, spesso ci grattiamo il capo, guardiamo da un’altra parte e ci diciamo “beh, quell’amore può anche aspettare, forse non sono ancora pronto? Per il momento mi accontento del piccolo ‘sì’ e poi vedremo”.

Invece sono proprio le nostre ombre, quelle che ci fanno più paura di tutto, a farci crescere. Nella lettura delle pratiche trasgressive o nelle tue fantasie, avrai spesso individuato a che cosa si riferisce la tua paura più grande.

Quando inizi ad amare dal cuore, incontri un effetto paradossale: le paure che prima erano ancora sostenibili ora sembrano ingrandirsi e le ombre che una volta erano accettabili diventano più scure e più incombenti. Allora molti pensano di aver fatto un passo indietro, di non riuscire più a guardare in faccia quei mostri che si stanno innalzando davanti a loro. O fanno addirittura marcia indietro lasciando perdere la loro ricerca interiore. Invece le cose non sono peggiorate, si sono soltanto evidenziate in modo più nitido. Nel momento che iniziamo ad accettare i nostri lati più oscuri e il cuore si apre, allora “l’amore crea una luce talmente brillante, che le ombre nel contrasto risaltano necessariamente in modo maggiore. Siamo tentati a pensare che l’ombra sia un segno di poco amore o di un difetto nella coppia, invece le ombre sono inevitabili nella presenza di un grande amore.”[iii] O detto in altre parole: “Il bianco attira le macchie.”[iv]

Questa comprensione cambia radicalmente la visione ci ciò che comunemente chiamiamo “problemi”. Nel momento che li consideriamo degli indicatori piuttosto che degli ostacoli nella vita di coppia, riusciamo ad uscire dall’ottica “prima dobbiamo risolvere i nostri problemi, poi l’amore ritornerà” che è un vicolo cieco. Possiamo dirigere lo sguardo verso l’interno con quella porzione di amore che ci è rimasta e comprendendo il “problema” da quest’ottica più larga, iniziamo a vedere anche le soluzioni che spesso sono a portata di mano, ma che prima non vedevamo perché eravamo troppo fossilizzati su ciò che non andava.

Per fare un esempio pratico: se la mia autostima è bassa, posso essere portato a pensare che prima dovrei cambiare, dovrei essere una persona migliore, poi potrei accettarmi e allora riuscirei ad amare anche le persone intorno a me. Se stai lavorando in questo modo arduo su di te da anni e hai ottenuto solo degli scarsi risultati, prova a invertire la logica: prima mi amo così come sono e poi vedo cosa non va in me. E anche in questo secondo passo mi concentro su ciò che è veramente necessario da cambiare, tralasciando tutte le piccole imperfezioni. 

In pratica non c’è linearità in questo percorso, non è un “prima una cosa e poi l’altra”, ma i due  passi sono a loro volta interdipendenti: rivolgo quell’amore che ho, verso di me. Accettandomi riesco ad affrontare meglio le sfide che la vita mi pone, ciò mi rende fiero di me e accresce la mia autostima. Il che mi permette di amarmi con più facilità. Allora sono pronto per un’ulteriore sfida che mi farà crescere,......... si apre uno spiraglio evolutivo.

Che l’ombra non esiste senza una luce e che ogni luce fa ombra ove illumina un oggetto, non è una novità. Eppure nelle relazioni intime tendiamo a vedere le cose o “in ombra” o “in luce” ma non simultaneamente. Se avete fatto i giochi trasgressivi descritti prima, vi sarete già accorti di quei momenti dove uno tirava da una parte e l’altro dall’altra, ognuno pensando di avere più ragione e meravigliandosi della testardaggine, chiusura o stupidità del proprio partner che non voleva mollare sulla sua posizione assai discutibile. Avrete anche scoperto che questi litigi e accanimenti non erano nuovi, ma che li avete vissuti in altre forme o per altri motivi pure prima. Forse vi siete già divisi su cosa era trasgressivo e cosa no, ma vedendo le stesse azioni con l’amore, potete guardarle in una luce e con una comprensione diversa che vi permette di vederle come parte di una rete infinita di comportamenti umani, dove il bianco condiziona il nero e viceversa.

E questo è esattamente lo scopo della trasgressione fatta con amore: toccare delle energie così profonde e talmente forti come il sesso, il potere, la gelosia, la fiducia e l’affetto in situazioni estreme, che tutti i contrasti emergono in modo ancora più evidente nella sua luce brillante. Questo è il potenziale di crescita umana che risiede nei giochi trasgressivi, perché, oltre a divertirci, sulla via tantrica vogliamo esplorare anche gli stati profondi di coscienza e accrescere la nostra capacità di amare.

Le nostre ombre, o quei sentimenti che reprimiamo inconsciamente, purtroppo non portano una targhetta con la scritta “ecco, questa è la mia ombra!”, altrimenti sarebbero già consce e non più inconsce. Anzi, tendono a nascondersi il più possibile dietro mille convinzioni e buone ragioni, pur di non essere trovati. Ma chiunque ha fatto dei giochi trasgressivi con passione e non soltanto per superare una serata noiosa, racconta che immancabilmente prima o poi emerge ciò che non vorremo mai ammettere agli altri e nemmeno a se stesso: la sua paura più grande.



[i] Robert J. Sternberg, La psicologia dell’amore, Milano 1990, orig: The Psychology of Love, p. 143

[ii] Bert Hellinger, Amore a seconda vista – Seminario di Costellazioni Familiari sulla relazione di coppia, Roma 05/2002

[iii] Gay and Kathlyn Hendricks, Co-engagierte Beziehungen, Articolo di Susanne Becker in: Connection 01/2001, p. 46

[iv] Bert Hellinger, Veridichtetes – Sinnsprüche, kleine Geschichten, Sätze der Kraft, Heidelberg 2000, p. 60

Citato da: Elmar e Michaela Zadra, ©Trasgredire con amore, Edizioni Mediterranee 2005.

 

Per saperne di più www.maithuna.it

Uno dei problemi  più gravi che affliggono il nostro tempo non è, secondo me, la mancanza di tempo, bensì la mancanza di spazio....

Mancano lo spazio per le relazioni, lo spazio per parlare, lo spazio per condividere, lo spazio per incontrare davvero l’altro... e spesso manca lo spazio per noi stessi.

Cos’e’ l’Osteofluidica?
L’osteofluidica e’ un nuovo metodo di terapia cranio vertebro sacrale frutto di una concezione globale olistica che tende a considerare il corpo come un insieme unitario.
L’osteofluidica agisce su tre piani: "mentale, emozionale e fisico".
I principi fondamentali dell’ Osteofluidica.
Globalità: a qualunque squilibrio fisico o psichico emozionale il corpo reagisce “globalmente”.
Nelle sue reazioni il corpo cerca sempre la “migliore” soluzione di sopravvivenza, con la creazione di un equilibrio compensato.

18/09/2013, COMUNICATI-STAMPA.NET

Nonchiamateciattori: teatroterapia dal 1999

“Se il teatro mi ha salvato la vita allora la Teatroterapia può migliorarla a tutti” questo il pensiero di Tamara Paola De Vecchi, che da tanti anni porta avanti la ricerca e la promozione dell’Accademia Nonchiamateciattori. Dall’esperienza diretta di cambiamento e guarigione è nato un metodo di Teatroterapia per tutti, conosciuto come il metodo espressivo-bioenergetico, che parte dal corpo per arrivare a cambiare ciò che della vita non funziona più, quello che di noi non ci piace, ci fa soffrire e ci impedisce di realizzare il nostro vero e profondo potenziale.

Lo stress si sa, fa parte del nostro quotidiano. Ritmi frenetici, riduzione del tempo da dedicare a se stessi, delusioni lavorative, condizioni di vita sempre più alienanti provocano situazioni di forte disagio e incidono negativamente sulla qualità della nostra vita.

Questa settimana collaboro ad un articolo di Vincenzo Bilotta, autore del libro L'arte della consapevolezza in vendita su Macrolibrarsi con il quale ho avuto modo di tenere tempo fa una conferenza su EFT e PRESENZA MENTALE.

Tempo fa una amica mi ha chiesto cosa può fare per l’ansia megalattica…
 
La parola che ha usato mi ha fatto subito simpatia…
 
Quando faccio corsi o sessioni o tengo gruppi di EFT mi piace molto parlare delle emozioni.
A volte pensiamo che le nostre emozioni siano sbagliate… o peggio, proprio perché proviamo una certa emozione pensiamo di essere noi “sbagliati”.
Quante volte abbiamo provato rabbia, dolore, o altre emozioni e poi ci saremmo tirati una martellata sul piede perché magari il solo fatto di provare quella emozione non ci ha fatto comportare come vorremmo…?

La Floriterapia è stata ufficialmente riconosciuta come sistema terapeutico nel 1976, dall’OMS.

Essa rappresenta una branca emergente della Medicina Biologica.

La Floriterapia agisce su corpo, mente ed emozioni, ma anche sulle proprietà vitali di animali e piante. Il criterio con cui sono preparati i rimedi conferisce all’infusione una “informazione di campo energetica” in grado di entrare in risonanza con il nostro organismo.