Stampa questa pagina

Il Counseling, una Nuova Professione Assistenziale di sostegno sociopsicoemotivo per la persona. In evidenza

Scritto da
Vota questo articolo
(0 Voti)

La paura di non farcela, le fobie, gli  stati di ansia che insorgono costantemente in situazioni particolari (esami scolastici, lavoro, famiglia, sesso, competizioni sportive, ecc.), la malattia di un proprio caro,  la perdita del lavoro, la scarsa autostima, l’inadeguatezza, l’insicurezza, i sensi di colpa, la solitudine, l’abbandono, il lutto, la separazione dal coniuge e/o dei propri genitori, la timidezza,  e così via per tante altre situazioni di vita destabilizzanti che ci logorano fisicamente, psicologicamente ed emotivamente, ci fanno piombare in uno stato sofferente per cui accade che non riusciamo più a gestire con il giusto equilibrio la nostra esistenza.

 

Ancora più semplicemente può capitare di sentirci confusi, di non saper quale decisione  prendere relativamente a una questione qualsiasi. Ci sentiamo disorientati, impotenti.

In tutte queste circostanze la nostra emotività è messa a dura prova e pertanto può rimanerci difficile se non impossibile, pensare positivamente al presente e al futuro, mentre ci rimane più facile rimuginare su un passato e un presente negativi, condizionanti e debilitanti.

In queste situazioni il nostro sistema integrale umano, fisico, psichico, emotivo essendo sottoposto ad una pressione continua, ricorre a particolari comportamenti protettivi di tutto se stesso.

Questi comportamenti protettivi sono definiti “straordinari” o “compensatori”  e possono essere i seguenti:

·       alimentazione sbagliata;

·       eccesso o mancanza di attività fisica;

·       eccesso o mancanza di igiene;

·       rifiuto del rapporto sessuale o ricerca costante del sesso;

·       rifiuto o ricerca costante di compagnia (amicizie);

·       particolare attenzione per il gioco dove si scommette: gratta e vinci, videogame, ed altri tipi;

·       fumare (compreso l’uso di droghe pesanti e/o leggere);

·       bisogno impellente di provare forti emozioni;

·       isolarsi evitando costantemente le relazioni (coppia, amicizia, familiari, ecc.);

·       ricerca continua di relazioni virtuali (chat internet) evitando il confronto reale di una relazione;

·       ipocondria;

·       bere (alcol);

·       ricorsa al farmaco (eccitante / calmante);

questi ed altri comportamenti “straordinari” o “compensatori”  non citati, diventano la logica conseguenza di uno stress (distress) psicofisico ed emotivo, costante e continuo. La pressione a cui potremmo essere sottoposti, trova la sua risposta di adattamento al disagio che viviamo, attraverso lo sviluppo di alcuni dei comportamenti compensatori su elencati, che hanno lo scopo di  farci fuggire dalla sofferenza che sentiamo (emotivamente), ma che nascondono in realtà un sofferenza maggiore e creano un circolo vizioso che se protratto nel tempo può dar luogo anche a delle vere e proprie patologie.

L’essere umano, come qualsiasi altro essere vivente, risponde al pericolo in due modalità: Attacco o Fuga.

Ma l’essere umano non sempre è cosciente del pericolo in cui si trova, per cui ciò che vive potrebbe non considerarlo razionalmente tale, ma potrebbe avvertirlo emotivamente come disagio più o meno diffuso in se stesso (ansia, nervosismo, rabbia, abbandono, distacco, rifiuto, oppressione, coazione, ecc.) e localizzarlo magari in qualche parte del corpo (vedi psicosomatica) rendendo il disagio anche fisico. Tali sensazioni psicofisiche ed emotive trovano sfogo e appagamento, in una situazione di “distress” continuo, solo attraverso l’attivazione di uno o più dei comportamenti specifici, già su menzionati. 

Ora, laddove l’essere umano dovesse anche individuare, ovvero essere consapevole che il suo problema è oggettivamente legato a qualcosa o qualcuno, quindi sia razionalmente cosciente in tutto di ciò che produce il suo disagio, potrebbe comunque non avere la forza, la libertà psicoemotiva, di ridare equilibrio alla sua esistenza. In questi casi gli rimarrebbe difficile uscire dalla situazione nella quale si trova, adagiandosi (perché più facile) al comportamento compensatorio adottato, nascondendosi spesso dietro le solite frasi: “io faccio questo (riferito al comportamento compensatorio) perché mi piace e poi, quando voglio, posso smettere……Con la forza di volontà si può tutto ”; oppure fare bersaglio qualcosa o qualcuno……“se sto in questa condizione è per colpa di…….”;

Se tutto questo fosse vero, se bastasse solo la forza di volontà per superare i disagi psicofisici ed emotivi, se con la razionalità e la logicità potessimo superare quei comportamenti straordinari non conformi al nostro benessere psicofisico ed emotivo che molti di noi vivono, non dovremmo assistere a persone molto preparate culturalmente e di un livello sociale medio alto che distruggono famiglie, che utilizzano droghe, che si separano continuamente, che soffrono di stati depressivi, di anoressia, bulimia, ecc. .  Probabilmente c’é un altro mondo da esplorare ancora con più attenzione e che è l’altra metà del nostro “apparato” pensate, “l’intelligenza emotiva” (vedi Daniel Goleman).

Creare i presupposti di un giusto equilibrio tra il pensiero logico/razionale e quello inconscio/emotivo, ci offre l’opportunità di gestire al meglio le nostre potenzialità umane. 

Sviluppare maggiormente l’intelligenza emotiva, esistente in noi ma spesso assopita, per effetto di una società che da particolarmente risalto alla razionalità e logicità,  permetterebbe ad ognuno di noi di attingere da essa per comprendere meglio cosa stiamo vivendo nel  presente. Avremmo in questo modo l’abilità di:

·         riconoscere il tipo di emozione che stiamo provando;

·         controllare l’emozione;

·         motivare noi stessi;

·         riconoscere la tipologia delle emozioni altrui;

·         gestire le relazioni.

Le emozioni sono il motore della vita degli esseri umani. Vanno liberate, ascoltate, accolte e orientate nella giusta direzione, affinché possano giocare a nostro favore e non contro di noi. 

L’autoconsapevolezza di riconoscere l’emozione che stiamo vivendo ci rende persone più sicure e ci da la possibilità di incanalare quell’energia nel modo più vantaggioso per noi, anche laddove l’emozione dovesse risultare negativa. Questa autoconsapevolezza emotiva, oltre ad esercitare la capacità di auto motivarsi,  favorisce la qualità delle nostre relazioni e ci pone nella condizione di comunicare in un modo empatico ed assertivo tale, da comprendere meglio cosa si agita nel nostro interlocutore favorendo la qualità della relazione stessa.

Il Counselor, nell’esercizio della sua professione di Counseling, si pone come strumento di mediazione e armonizzazione e favorisce il giusto equilibrio tra due parti spesso in conflitto tra loro: il pensiero Razionale ed Emotivo.

Considero il Counseling un vero e proprio “training emotivo” che, per mezzo di un "approccio educativo maieutico" (vedi Socrate), permette alla persona di sviluppare una maggiore creatività e di conseguenza raggiungere liberamente quella consapevolezza tale che le permette di sviluppare un ventaglio di scelte maggiori rispetto a quelle che potrebbe pensare di possedere nei momenti in cui la sua emotività è in qualche modo minacciata o "sequestrata".

Quando siamo sopraffatti dalla pressione emotiva, è come se fossimo stati “sequestrati emotivamente”  da una forza che annulla la realtà di quel momento. Non abbiamo possibilità di scelta e sentendoci minacciati (in pericolo) rispondiamo con l’attacco o la  fuga.

Ogni giorno purtroppo sentiamo notizie agghiaccianti di episodi che vedono persone commettere omicidi o suicidi (spesso familiari). Si parla di persone che apparentemente non destavano nessun sospetto prima del loro gesto estremo. Questo potrebbe essere definito come “sequestro emotivo”. Ma non credo sia differente, se non nella sua intensità e grado, a quello che ci accade quando per un attimo aggrediamo verbalmente o fisicamente, senza arrivare ai gesti estremi su indicati,  la persona o le persone che ci sono intorno. Chissà a quanti di noi sarà capitato di pronunciare frasi  di questo tipo: “….ad un certo punto non ci ho visto più e quindi il mio gesto è stato una conseguenza di quello che stavo provando…”; “……mi sono sentito salire vertiginosamente la pressione e l’ho aggredito/a…..”; “…quando lui/lei si comporta in quel modo non ragiono più….e non posso fare a meno di….”; “…..quando ti comporti in quel modo……..è come se me le  levassi dalle mani…”. Queste sono solo alcune delle frasi che potremmo pronunciare o ascoltare in situazioni dove siamo stati ”sequestrati emotivamente”.

Occorre quindi dare equilibrio al nostro sistema pensate, considerando non solo l’aspetto razionale ma la grande importanza che riveste la parte pensante emotiva.

Il Counseling è una delle nuove professioni in Italia di carattere socio assistenziali che sviluppa programmi per la crescita personale dell’essere umano nel rispetto di una ricerca e appagamento dei propri bisogni fisici ed emotivi (vedi Maslow 1954 – la piramide dei bisogni umani) fino al raggiungimento della sua autorealizzazione e al mantenimento di questa condizione nell’ambiente in cui vive.

Attendo i Vs. graditi interventi e commenti.

Cordialmente

Massimo Catalucci