Di fatto l’intera unità funzionale di ossa, legamenti e muscoli viene in tal modo assecondata nel tempo a lavorare secondo il miglior allineamento strutturale possibile, grazie al rilassamento e all'allungamento della muscolatura profonda, ottenuti con il trattamento e gli esercizi.
Questo semplice principio si applica a tutte le articolazioni: quelle del bacino, della colonna vertebrale, della mandibola, del cingolo scapolare e degli arti inferiori e superiori.
Il movimento poi fornisce un elemento psicologico fondamentale per la buona riuscita del metodo: presuppone la collaborazione attiva del ricevente, il quale diventa così consapevole e responsabile della gestione del proprio mal di schiena. Il fattore psicologico diventa ancora più evidente nel periodo successivo al trattamento, quando l’operatore insegna al ricevente diversi semplici esercizi che può eseguire da solo, diventando (dopo poche sessioni) completamente autonomo nella pratica. Gli esercizi possono anche essere insegnati in classi di gruppo, con l'operatore come conduttore.
Si dice infatti che il metodo Dorn si esegue “con” il ricevente e non “sul” ricevente.
Ecco perchè perché si parla di metodo. Il Dorn non è semplicemente una sequenza di movenze, ma una vera e propria educazione di “igiene vertebrale”.
L’approccio prevede sempre tre passi fondamentali:
La prevenzione
informare il ricevente sui movimenti sbagliati, da evitare per mantenere in salute la propria colonna
Il trattamento
di fatto una ginnastica di coppia, dove il ricevente è parte completamente attiva e non subisce il tocco dell’operatore
Gli esercizi di auto-aiuto (Dorn Gym)
insegnati dall’operatore già nel corso del trattamento o in classi di gruppo, per dimostrare al ricevente che ha la concreta possibilità di gestire da solo la sua problematica
Dettagliando meglio la tecnica: durante il trattamento, l’operatore scorre con le dita lungo la spina dorsale del ricevente. Quando sente al tatto una zona o un punto più contratto, effettua una pressione (in realtà una contro-pressione dal punto di vista del ricevente) delicata e progressiva del pollice o della mano tra le apofisi spinose e traverse delle vertebre corrispondenti.
Contemporaneamente il ricevente (con braccia, gambe o collo) effettua delle piccole oscillazioni e respirazioni, che contribuiscono al riallineamento vertebrale, posturale e allo scioglimento delle tensioni muscolari ed energetiche nei punti trovati.
La partecipazione attiva del ricevente contribuisce inoltre a rendere il metodo sicuro e privo di rischi: di fatto si riesce ad escludere la pratica in caso di patologie vertebrali, le quali infatti non gli consentirebbero di compiere i movimenti durante la seduta senza provare immediato dolore. In tali casi l’operatore di Dorn si astiene dal proseguire il trattamento e l’insegnamento degli esercizi, consigliando il ricevente di rivolgersi al medico per accertamenti. Il Dorn non è la panacea per tutti i mali, ovviamente.
(tratto dal sito www.dornbreuss.it)